Amoruso giudica la Lazio: “Baroni sta facendo un grande lavoro e si vede che il gruppo crede nelle sue idee”
La sosta di Ottobre volge al termine e le nazionali affrontano gli ultimi match tra cui la Nations League. A far discutere però è stato il caos relativo alle curve che ha visto coinvolte Milan e Inter, e tra i protagonisti maggiormente colpiti c’è stato Inzaghi finito nella lente d’ingrandimento. Tale episodio ha scosso il tecnico al tal punto di fargli valutare il futuro a Milano? A questo quesito e non solo è intervenuto telefonicamente in esclusiva a Passionecalcio.eu l’ex calciatore Lorenzo Amoruso
Come giudichi il lavoro di mister Baroni? Ritieni che il suo entusiasmo e la sua energia siano state la ricetta giusta per partire bene quest’anno e far ricredere i tifosi? Secondo te i biancocelesti possono avere lo stesso percorso vincente che ha avuto l’Atalanta in Europa League?
“Baroni ha fatto in questi anni una gavetta importante e sta raccogliendo alla Lazio il frutto di tanto lavoro e tanta esperienza ottenuta nelle annate precedenti tra cui quella di Verona, nel quale ha ottenuto una salvezza insperata e impossibile visto la situazione. Con la Lazio sta creando un gruppo solido e forte, che lo segue e crede in quello che lui trasmette ed è un arma sempre vincente questa. Lazio come l’Atalanta in Europa League? Ogni annata e ogni percorso per giunta europeo è diverso ma ha tutte le carte in regola per far bene e andare avanti, come anche le altre italiane”
Lucarelli ha dichiarato che Castellanos aveva bisogno di tempo per poter esplodere e incidere nella Lazio. Sei d’accordo con l’ex attaccante, oppure ritieni che l’addio di Immobile sia stata per lui una sorta di scossa emotiva, definitiva per rendere e incidere al meglio? Lo possiamo considerare uno dei nuovi leader del gruppo?
“Castellanos quando è approdato alla Lazio sapeva benissimo che avrebbe dovuto fare i conti con un icona importante biancoceleste quale era Immobile, e era a conoscenza che quest’ultimo era il titolare in attacco ma nonostante questo l’ex Girona è stato comunque bravissimo a farsi trovare pronto e a mostrare quanto valeva. Il suo rendimento elevato non c’entra nulla col fatto che Ciro abbia lasciato la capitale, definirlo leader però direi di no perchè io un giocatore lo definisco tale magari più un centrocampista anziché un attaccante, e poi il leader è colui che lavora in silenzio e che mette la squadra al primo posto e poi dopo viene lui e l’esigenza di segnare a tutti i costi, i calciatori di oggi poi hanno poco contatto con i tifosi”