Caso Portanova, parla la vittima: “Denunciare è stata la scelta giusta”

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A distanza di alcuni giorni dalla conferenza stampa di Manolo Portanova una volta resa nota la condanna, la ragazza che ha subìto lo stupro pubblica una lettera dove espone quanto segue: “Negli ultimi anni ho scoperto di avere tanti nomignoli: Chiara, Sara, Claudia, Marta, ’quella di Portanova’, ’sicuramente una poco di buono’, ’la stuprata’ e chi più ne ha più ne metta. Ho scelto di scrivere, una scelta un po’ tarda potreste pensare… ma sapete, non è mai facile esprimere sé e il dolore quando si è in mezzo a una burrasca giudiziaria. Tutto può essere preso di mira, può essere visto da qualcuno come un piccolo enorme dettaglio per puntarmi il dito contro. Ma sono qua oggi, per rispondere a una conferenza stampa, per rispondere a chi potrebbe credere più alle parole di qualcuno rispetto all’esito di un primo grado di giudizio. Per rispondere a voi, che per salvare l’immagine continuate pubblicamente a fare dichiarazioni del tutto distorte”

“Perché rispondere? Perché scrivere? Perché oltre a ciò che ho dovuto subire nella notte tra il 30-31 maggio 2021, mi ritrovo oggi di fronte a qualcuno che tenta di affossare la mia persona e mettermi in cattiva luce. Purtroppo oltre ad un tribunale giudiziario ne esiste anche uno mediatico e sociale, molto crudele, del quale con sincerità posso affermare che siamo vittime tutti. Non sono stata io a voler dare clamore a questa orribile vicenda. Però il fatto sta nel voler portare alla luce la verità.”

Ti sei scelta bene i cavalli da giocare’, dice qualcuno. Se solo sapeste quanto sia stato difficile per me riuscire anche solo a denunciare. Vi chiederete il perché. Cosa ci voglia a sporgere querela contro degli autori di reato. Denunciare significava dover ammettere, dover accettare il fatto che tutto era realmente successo. Ma soprattutto denunciare una violenza sessuale significava dover affrontare anni di svalutazioni, di insulti, anni in cui avreste provato a dire che era un gioco e che ero d’accordo. Denunciare significava affrontare processi, udienze, dover leggere articoli su articoli di giornale, dover affrontare le calunnie più malvagie.”

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